martedì 9 febbraio 2010

Scenderemo nel gorgo muti....


Cesare Pavese (1950 - 1° Edizione); è un Pavese inedito, quello di questa poesia.

Perchè c'è qui un bisogno intimo di confessione, e lui ritorna ad una poesia ermetica e a tratti simbolista.

Pavese è ricordato soprattutto per i suoi testi poetici lunghi e discorsivi, ora nella poesia che preannuncia il suo suicidio, egli ritorna al silenzio ed al dialogo interiore.

E' un dialogo silenzioso che Pavese rivolge alla sua donna amata, l'attrice americana Constance Dawling, che nel giro di pochi giorni lo abbandonerà per sempre, per far un ritorno definitivo negli States. 

E la morte assume la fisionomia di una donna; lei che rimane insensibile anche alla sua immagine riflessa nello specchio e da un dolore personale, quello del poeta, il male diventa cosmico. 

Il Male accomuna tutti gli esseri viventi e, alla fine, finiremo tutti nel gorgo del Nulla, e senza poter dire più una parola...  

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi,
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. 

I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.

Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

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