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domenica 29 aprile 2012
Le ultime sei settimane di Bobby Sands, rinchiuso nel carcere noto come 'Maze', e la sua decisione di portare avanti una protesta definitiva. Uno sciopero della fame, che dopo precedenti inutili esperienze e in condizioni igieniche sempre più disumane, tenta di sensibilizzare i propri concittadini e dare un segnale forte di risveglio. Fino alle estreme conseguenze.
Michael Fassbender interpreta Bobby Sands che nel 1981 ha guidato lo sciopero della fame dei prigionieri dell'IRA nella prigione di Long Kesh nell'Irlanda del Nord.
Per interpretare Bobby Sands in Hunger, Michael Fassbender si trasforma fisicamente, perde 15 chili e arriva a pesarne solo 54 (come raccontava a Cannes nel 2008) grazie a "una dieta di mille calorie al giorno poi ulteriormente ridotte a 600 fatta di noci, mirtilli e sardine e a un periodo di isolamento e meditazione nella mia casa di Venice Beach, in California".
Steve McQueen dice:
"In Hunger non c'è un concetto semplicistico di 'eroe' o 'martire' o 'vittima'. Il mio intento è provocare un dibattito nel pubblico e sfidare i nostri principi morali attraverso un film"
"Ho voluto mostrare quello che si vedeva, si ascoltava, si annusava e si toccava all'interno dell'H-block nel 1981. Ho voluto trasmettere qualcosa che non si può trovare nei libri o negli archivi: l'ordinarietà e la straordinarietà della vita nel carcere di Long Kesh. E tuttavia il film è anche un'astrazione del significato che ha morire per una causa."
"È importante per me che gli eventi siano visti attraverso gli occhi sia dei detenuti sia degli agenti penitenziari. All'interno del film deve esserci anche il tempo per riflettere."
"All'inizio volevamo filmare all'interno dell'H-Block, ma non è stato possibile. Tuttavia, era fondamentale che le riprese avvenissero nell'Irlanda del Nord con l'ausilio di una troupe e di un cast nordirlandesi".
"Il più bel film politico dell'anno, e forse del decennio, è anche il più grande film religioso dell'anno, e forse del decennio. Si tratta di Hunger, esordio-capolavoro di Steve McQueen" (Il Messaggero)
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