
Prendo spunto da un racconto breve di Italo Calvino per una riflessione che mi preme fare ed esprimere da tempo.
Con l'avvento della fotografia digitale e del web 2.0, termine che oramai si abbina come epiteto ad ogni termine, la nostra vita ha subito modifiche profonde.
Positive e negative.
La cosa più fastidiosa che tali evoluzioni ha portato è questa: da quando le fotocamere digitali hanno sostituito le normali analogiche, tutti, ma proprio tutti, si sentono fotografi abilissimi e pronti a tutto!!
Alla domenica e ad ogni festa, si scorgono migliaia di persone con macchina a tracolla pronte a fotografare ogni scorcio, ogni fiume alpino, ogni casa e museo.
Tutto è preso d'assalto da questi inquietanti personaggi non - fotografi, che si dilettano in orgie di immagini.
Tutto deve essere documentato con dovizia e serietà d'intenti.
Ogni momento deve essere documentato: la bulimia ha colpito anche la mano e il desiderio compulsivo di immagini, non risparmia nessuno.
I neonati ed i bambini sono fatti oggetto di un interesse maniacale da parte dei padri,
pronti a coglierne ogni minimo movimento.
Per i genitori muniti di I Phone e micro digitale, ogni foto deve cogliere la perfezione del loro figlio in ogni minimo mutamento del loro corpo.
La perfezione dura poco tempo e questo ne comporta che le loro foto si dilatino di continuo.
I luoghi dove maggiormente si concentrano i non fotografi sono, comunque, le chiese: battesimi e matrimoni, rappresentano le ghiotte occasioni dove sfogare le pretese velleità artistiche.
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